Matija, Marija e i suoi amici
Fermi tutti.
Ieri, tutta presa a scrivere, incentrata su di me e sui i ricordi dei miei pensieri di 19 mesi fa, non so come, ma ho scordato la cosa più importante. L’elemento essenziale per ogni traduttore che si rispetti: il contesto. Soprattutto non ho parlato di Matija Raos, di sua madre Marija e dei suoi amici croati. Non so come abbia fatto a dimenticarmene per qualche ora, ma almeno in questo modo posso dedicargli un intero post, anziché un paio di paragrafi. E se lo meritano.
Ho già scritto di Matija qui, e vi invito ad andare a leggere l’articolo, perché racconta un po’ il Matija presidente dell’Associazione di Freelance croati. Ma sul mio blog mi corre l’obbligo di spiegarvi come io sia giunta a prendere con serenità la notizia del mio tumore e il ruolo che Matija, Marija e i suoi amici hanno avuto sulla mia vita di paziente oncologica.
Matija, si capisce già dalla foto che ho pubblicato qui sopra, era una persona solare, attiva, divertente, intelligente. Stava vivendo la sua vita appieno, una vita che realmente faceva la differenza nel suo paese e non solo, quando a 33 anni, credo attorno al mese di marzo 2017 (ma potrei sbagliare con le date) gli diagnosticano un tumore molto aggressivo al colon. 33 anni! vegetariano! Magrissimo! Ecco, lui sì che avrebbe dovuto urlare al mondo “Perché proprio io??”. E invece ha iniziato ad affrontare la malattia, le cure, e gli effetti collaterali di tutto questo, con una forza d’animo straordinaria.
Marija, la madre, si è ritrasferita stabilmente a Zagabria e non lo ha lasciato solo un minuto. E i suoi amici e colleghi hanno creato attorno a loro una rete fantastica. Hanno anche deciso che Matija aveva bisogno di sostegno, perché Matija e Marija erano entrambi freelance, lavoratori autonomi (per chi mastica poco l’inglese), che in Croazia non hanno forme di sostegno in caso di malattia grave. Rischiavano entrambi di finire sotto ai ponti per sopravvivere al cancro.
Insieme a Matija, lanciano una campagna di raccolta fondi on-line per aiutarli a vivere in questa fase di non lavoro, e anche per pagare alcune cure, che non erano gratuite. Nel giro di poche settimane, mettono insieme 25.000 dollari. Tutti hanno voluto aiutare, moltissimi anche dall’Italia, perché molti conoscevano di persona Matija. Ma anche perché molti hanno capito quanto sia difficile ammalarsi se non hai un sistema universale di protezione e se le cure non sono gratuite.
Matija ha fatto mesi e mesi di pesante chemioterapia, che lo hanno debilitato, perché era già magro e poi per mesi era alimentato con sondino. Si è ripreso, è uscito dall’ospedale, finché finalmente è stato possibile operarlo. Con una operazione lunga che molti temevano non riuscisse a superare. E invece ce l’ha fatta. E piano piano ha avviato il recupero, ha fatto i controlli. Finché risultava libero dalla malattia. Sembrava un miracolo. Sembrava fatta.
Invece dopo alcuni mesi, all’improvviso, ricaduta rapida, ricovero, nuova operazione e il 26 agosto del 2018 Matija è morto. Lasciando tutti senza fiato.
Avevo conosciuto Marija a luglio 2017 a Zagabria: ci eravamo date un abbraccio forte forte, con poche parole. Come se ci conoscessimo da tanto. Matija era in ospedale, avevano provato ad operarlo, aperto e richiuso subito, perché la situazione era troppo grave. Occorreva fare chemioterapia per ridurre la massa. E non se la sentiva di vedere nessuno, e quindi gli ho mandato a dire che sarei tornata a Zagabria appena fosse guarito. Per girare la città insieme.
Quando mi hanno diagnosticato il tumore, Matija era in cura da parecchi mesi. Comunicare poi a Marija la notizia della mia malattia è stato difficilissimo: sapevo che le avrei dato un dolore forte, e speravo che non lo dicesse a Matija.
Io per tutti i mesi di chemio ho pensato a Matija, alla sua magrezza, alla sua impossibilità di mangiare, mentre io alla peggio avevo un po’ di nausea e di problemi intestinali, ma potevo sfruttare una ventina abbondante di chili in esubero, prima di debilitarmi. Matija ha sempre sorriso. Ma attenzione, non un sorriso da martire del cancro. Proprio il suo sorriso di sempre. Le fotografie, le reazioni e i messaggi che ha comunicato in rete negli ultimi anni della sua vita sono stati una lezione per tutti, ha proseguito ad essere quello che era prima.
Io appena avevo una buona notizia sul fronte medico, lo scrivevo a Marija, sapendo che ne sarebbero stati contenti. L’ultima mail l’ho scritta, inconsapevolmente, mentre Matija stava morendo, proprio negli stessi minuti. Era una mail allegra, spensierata, la PET aveva dato buoni risultati, stavo iniziando una nuova terapia. Parlavo del fatto che avrei dovuto abituarmi alla cronicità del mio stato, a convivere con il tumore. e ho pure scritto “meglio vivere con un tumore che morire di tumore”. Spero che Marija non l’abbia mai letto quel messaggio …
Comunque, tutto questo per dirvi che quando mi scrivete che sono una donna forte, che ho tanto coraggio e mi fate tanti complimenti, state sbagliando bersaglio. Io sono stata e resto una donna molto fortunata. Ho vissuto e sto vivendo una vita piena, soddisfacente, divertente, interessante, e senza particolari ostacoli, difficoltà o sacrifici. Neanche nella malattia o nelle terapie incontro grandi difficoltà. Non dico che sono pronta a morire, e infatti sono ancora qui. Ma Matija aveva ancora tutta la vita davanti a sé, e ha continuato a fare la differenza, veramente, per tutti quelli che lo conoscevano. E Marija, che evidentemente ha avuto un ruolo determinante nel fare di Matija il ragazzo speciale che era, aveva tutto il diritto di godersi suo figlio e di non sopravvivergli.
Scusate il linguaggio, ma la morte di Matija è proprio una morte del cazzo. Lui era destinato a vivere. Ma se ne è andato da grande persona quale era. Ogni tanto faccio un giro in rete per sfogliare tutte le sue fotografie, e sorrido tutto il tempo. Per questo ho voluto mettere le foto di Matija anche qui. Se sono così è grazie a lui, e voglio che il suo sorriso permei anche questo mio blog.
2 Commenti
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Grazie!
Grazie Francesca. Leggo sempre le tue riflessioni che vanno dritte, dritte al cuore.